lunedì 20 novembre 2017

Robot nella preistoria

E' in un testo cinese del 3 a.C. che si parla per la prima volta di un'automa. Nel testo si parla  dell'incontro avvenuto tra il re Mu e l'ingegnere meccanico Yan Shin. Quest'ultimo, presentò al re un robot. Il re rimase terrorizzato nel vedere questo androide capace di cantare e muoversi a tempo.
 Yan Shin aveva realizzato l'automa unicamente con legno, pelle, colla e lacca,  e aveva introdotto  all' interno parti meccaniche che copiavano il modo di funzionare  di tutti gli organi interni.
 Altre tracce di robot si riscontrano nelle  leggende della mitologia greca. Ad esempio, il dio Vulcano fece creare per sé una schiera di servitori e compagni meccanici, invece per il re Minosse aveva fatto realizzare un gigante di bronzo alato che aveva il compito di difendere l'isola di Creta dagli invasori e  stranieri. Nel 4 a.C, il matematico e filosofo Archita di Taranto creò un piccione meccanico. Questo robot veniva mosso dalla forza del vapore e poteva volare e cinguettare, ma non si sa se Archita riuscì mai a realizzarlo. In quello stesso periodo si diffuse la consuetudine di realizzare grandi orologi meccanici e clessidre ad acqua. Il matematico e ingegnere Erone d'Alessandria realizzò diversi robot, alcuni anche in grado di parlare. Il tema della robotica diventò importante anche nell'antica Grecia e nella Magna Grecia, infatti Aristotele  parla dei robot come soluzione  per risolvere la schiavitù umana: utilizzando automi per i lavori più degradanti e pesanti, tutti gli uomini potevano essere liberati dal fardello della schiavitù.
Gigante di bronzo, Talos

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