lunedì 20 novembre 2017

I robot dal Rinascimento al XX secolo

Gli studiosi del 1950 iniziarono a realizzare robot grazie a taccuini ritrovati, risalenti al 1495, e appartenenti a Leonardo Da Vinci e contenuto nei Volumi dell'uomo Vitruviano. Essi contenevano progetti particolarmente dettagliati di cavalieri meccanici che potevano alzarsi e sedersi, muovere le braccia e la testa e, anche aprire la bocca; così, data la dettagliata visione anche dei meccanismi che venivano utilizzati per permettere a essi i movimenti, si partì, per la realizzazione dei primi robot, proprio da questi studi anatomici compiuti dal genio fiorentino. Ancora oggi, però,  non si sa se questi progetti vennero mai effettivamente messi in pratica. Nel 1533 vennero realizzati, invece, degli automi identificabili in una mosca e in un'aquila in ferro, entrambe in grado di volare da parte del matematico e filosofo francese Johannes Müller da Königsberg (si parla di automi di Regiomontano).
Il primo ad inventare nella storia, poi, un calcolatore meccanico in grado di compiere sommare o sottrarre due numeri fu Francese Blaise Pascal. Esso rappresentò il punto di partenza per lo sviluppo delle macchine da calcolo meccaniche ed elettroniche. Il maggiore rappresentante, però, del campo della robotica del XVIII fu il francese Jacques de Vaucanson, i cui lavori divennero famosi in tutto il mondo: costruì un'anatra che oltre ad essere in grado di muovere le ali, starnazzare e spostarsi, poteva anche digerire il grano che ingeriva. Le sue costruzioni erano costituiti da meccanismi molto complessi, tant'è vero che le sole ali erano costituite da 400 pezzi.  In Giappone, invece, alla fine del secolo, Hisashige Tanaka (detto l'Edison giapponese)realizzò robot e giocattoli automatizzati in grado, addirittura, di servire tè, scoccare frecce e scrivere un kanji giapponese. Con l'inizio della Rivoluzione Industriale, nel 1781, e l'introduzione delle prime macchine e telai da tessitura mossi a vapore , iniziò ad esservi sempre una maggiore richiesta di strumenti di questo tipo in modo tale da andare ad incrementare e sviluppare sempre di più l'area della meccanica e della robotica: robot e automi diventano sempre più raffinati e dotati di una maggiore potenza e, soprattutto, erano facili da realizzare. Proprio attorno a questo periodo la romanziera Mary Shelley scrisse il romanzo che, tutti conosciamo, intitolato "Frankestein".

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